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5 luglio: in memoria di Cesare Mori

Cesare Mori non fu un convinto fascista; ma avendo egli operato durante il Ventennio, la storiografia istituzionale ha steso su di lui un velo d’imbarazzato silenzio e menzogne, come quella che sminuisce il suo operato, accusandolo addirittura d’aver favorito esponenti del fascismo siciliano collusi con la mafia.
I fatti dicono altro. Cesare Mori, nato a Pavia nel 1871, non esitò a punire i fascisti siciliani resisi colpevoli d’associazione mafiosa, così come già durante il Biennio Rosso non distinse tra facinorosi fascisti e socialisti, segnalandosi tra i capi di polizia più intransigenti.
Nel 1924 fu inviato da Luigi Federzoni in Sicilia: qui fu prefetto per cinque anni, prima insediato a Trapani poi a Palermo. Scopo del regime era stroncare qualsiasi organizzazione pretendesse di costituirsi parallelamente a quella statale (questa è una peculiarità mafiosa). Notevoli i risultati: nel capoluogo, gli omicidi passarono dai 268 del 1925 ai 77 del 1926, e le rapine da 298 a 46. Particolarmente fiero fu Mori d’aver catturato Vito Cascio Ferro, uccisore d’un grande eroe antimafia: Joe Petrosino. Ma ciò che fece attribuire a Mori il soprannome “prefetto di ferro”, e una targa che tuttora campeggia in paese, fu l’assedio di Gangi: con un rimarchevole schieramento di forze dell’ordine, Mori rastrellò il paese palmo per palmo, arrivando a tenere in ostaggio parenti dei criminali per spingere questi ad arrendersi. Tanta durezza fu premiata: decine di delinquenti d’ogni risma (mafiosi, banditi, latitanti…) fu così assicurata la giustizia.
Celebre almeno quanto il trionfo di Gangi fu il telegramma con cui Mussolini garantì carta bianca al prefetto di ferro: se le leggi attualmente in vigore non ostacoleranno la mafia, scriveva il Duce a Mori, non sarà un problema: faremo nuove leggi.
Nominato senatore del 1924, lo restò per quattro legislature, e nel 1931 pubblicò un libro di memorie: Con la mafia ai ferri corti. Si spense a Udine il 5 luglio del 1942, a 71 anni e mezzo, stroncato dal dolore per la scomparsa della moglie.
Nell’anniversario della sua morte, ricordiamoci di questa grande figura, esempio tanto più rimarchevole quando la sovranità e le leggi italiane sono calpestate, su ordine di un organismo sovranazionale, da quelli che dovrebbero essere i suoi tutori, e un Giudice per le Indagini Preliminari arriva, su commissione dell’Unione Europea, a non convalidare l’arresto di una trafficante d’esseri umani che aveva da poco speronato un’imbarcazione della Guardia di Finanza.

 

Tommaso de Brabant per Gioventù Nazionale Milano,

5 luglio 2019